Preparazione
lunga e complessa, opulenta e calorica, fortemente radicata in questa mia terra
di grandi contraddizioni, piatto che rappresenta la Pasqua e rigorosamente
preparato solo in occasione di questa solennità, di tradizione e origine povera
ma generoso di ingredienti che messi insieme danno origine a una sinfonia di
sapori da renderlo un piatto ricco perché protagonisti un po’ tutto il quinto
quarto del maiale che si marita con le verdure, le uova e il formaggio.
Un bel po’
complicata, quasi un rito, con preparazioni che cominciano anche molti giorni
prima dell’esecuzione della ricetta, preparazioni che solo i vecchi della mia
città conoscono e custodiscono come antichi segreti da tramandare solo a chi è
degno di continuare con rispetto, riconoscenza e fedeltà.
Orecchie,
muso, cotiche e piedi di maiale da mettere sotto sale e
definiti nel gergo comune semplicemente col nome di “salato”
Poi la ‘nnoglia,
un salume fatto con ventre e intestini, lavati e rilavati, conditi e sottoposti
a una sorta di insaccamento e posta ad asciugare.
La salsiccia
di polmone, l’altra salsiccia, quella povera, fatta con tutti gli scarti,quelli che si sarebbero dovuti buttare, ma...
E le
verdure solo due di cui una tutta nostra, che chiamiamo menestra (attenzione alla "e"); appartenente alla famiglia delle brassicaccee, con un sapore tra il cavolo nero e i broccoletti,coltivata solo nell'area della terra felix.
Preparazione della ‘nnoglia
Ventre e
intestini del maiale
Arance e
limoni
Peperoncino
Aglio
Semi di
finocchietto
Sale
Raschiare
intestino e ventre internamente ed esteriormente, strofinarli tra le mani prima
con farina di mais e poi con sale, sciacquarli ripetutamente prima con acqua
calda e poi con acqua fredda e metterli
in un recipiente con arance e limoni a pezzi. Ripetere questo procedimento due
volte al giorno per un paio di giorni, e comunque fino ad aver eliminato tutti
gli odori tipici degli intestini.
Ora ottenere
da questi delle strisce lunghe 50/60 cm e larghe circa 2 cm, tamponarle con un
telo pulito, condirle generosamente con sale,
aglio, peperoncino e finocchietto. Legarle a piccoli gruppetti a
un’estremità con dello spago, intrecciarle e insaccarle in un budello della
stessa lunghezza tenendo teso lo spago
da un lato e dall’altro facendo scorrere giù tutto il budello senza chiuderlo. Appenderle
in un luogo areato e all’ombra e ogni paio di giorni tamponarle con un telo
pulito schiacciandolo verso il basso per far fuoriuscire tutti i liquidi.
Riappenderle e continuare cosi ogni paio di giorni fino a eliminare tutti i
liquidi. Ora lasciar continuare l’essicazione
naturale per almeno 15 giorni.
Per le foto dettagliate potete dare una sbirciata qui, curate da un altro figlio della mia terra.
Per le foto dettagliate potete dare una sbirciata qui, curate da un altro figlio della mia terra.
Preparazione del “salato”
Ridurre
orecchie, muso, piedi e qualche cotica a pezzi più o meno della stessa
dimensione, pulirli asciugarli bene e adagiarli in un recipiente di vetro o
terracotta alternandoli a strati con aglio in pezzi, peperoncino, alloro, sale
grosso e sale fino. L’ultimo strato coprirlo interamente con sale grosso e lasciarli cosi per almeno 20 giorni.
La salsiccia di polmone
La salsiccia
di polmone anticamente era fatta proprio con il polmone; oggi è caduta in
disuso perché norme sanitarie ne vietano la preparazione. Quella che si trova
oggi nelle macellerie locali è fatta con pancetta e altri pezzi meno nobili del
maiale, ma condita alla maniera antica e cioè con molto aglio e peperoncino,
insieme finocchietto sale e vino fragolino.
E anticamente?
Quando si
ammazzava il maiale si prelevava il polmone insieme a cuore, reni e fegato,
dopo la pulitura ci si soffiava dentro (si proprio così, un bel soffio fatto proprio a pieni polmoni) si lasciava asciugare all'aria un paio di giorni e poi si riduceva a piccoli pezzi aggiungendoci scarti che provenivano da parti più nobili.
Aggiornamento del 01/05/14
Angela e Pasquale commentando questo post mi fanno notare un mio errore riguardo la salsiccia di polmone.
Essa è attualmente preparata ancora con il polmone, come riportato dal sito della Regione Campania. Qui però voglio fare una precisazione; nel sito "Oltre al polmone, da cui prende il nome, per confezionarla si utilizzano anche altre interiora, milza, sanguicci, cuore, fegato, rognone, con aggiunta di cotiche lavate, pulite e scaldate in acqua".
Non so precisamente cosa si intenda per sanguinacci, ma quello che è certo a Marcianise non si è mai aggiunto il fegato, perché essendo facilmente deperibile, questo non avrebbe permesso la stagionatura.
Le norme sanitarie in fatto di divieto,attualmente riguardano il sanguinaccio, quello dove si utilizza il sangue di maiale: questo era ciò che mi aveva portato fuori pista.
Ingredienti per 4 persone
750 g di cicoria
750 g di menestra
300 g di ‘nnoglia
200 g di salsiccia di polmone
200 g di salsiccia fresca
400 g di “salato”
100 g di pancetta arrotolata
200 g di pecorino
6 uova
1 cucchiaio di sugna
Prepariamo ora la minestra maritata
La cicoria,
specialmente quella di campo, è molto amara e per questa caratteristica bisogna
lasciarla molto in acqua, sia prima che dopo averla sbollentata. Lavarla e
lasciarla in acqua pulita almeno un ora, sbollentarla, scolarla e raffreddarla
sotto acqua corrente, infine metterla in un grosso recipiente e coprirla con
altra acqua. Lasciarla così anche quattro cinque ore.
Lavare la
menestra e tuffarla in acqua bollente per 10 minuti, scolarla, raffreddarla sotto acqua corrente e
lasciarla in un colapasta.
In una
pentola a parte sbollentare i pezzi di “salato” per cinque minuti, scolarli e ripetere cosi l'operazione per altre due volte allo scopo di dissalarli e sgrassarli bene.
In un tegame
di terracotta sciogliere la sugna e farla soffriggere con la punta di aglio, aggiungere dell'acqua calda e alla ripresa del bollore calare i pezzi di salato, la ‘nnoglia, la salsiccia di polmone,
quella fresca e qualche pezzetto di pancetta lasciar cuocere per 30 minuti. Aggiungere le cicorie e la menestra scolate e lasciar
cuocere altri 30 minuti. Se occorre aggiustare di sale.
In una
terrina sgusciare le uova, salarle leggermente, aggiungere un po’ di pecorino
grattugiato e batterle, poi aggiungere il resto del pecorino ridotto a piccoli
pezzi. Togliere i pezzi di maiale dalla minestra e tenerli in caldo. Una parte del battuto di uova versarlo nella minestra, girare con una
forchetta per ottenere una mimosa, poi versare il resto delle uova sulla
superficie, coprire il tegame, lasciar cuocere un minuto circa, spegnere, adagiare sopra i pezzi di maiale e attendere almeno 1 ora prima di servire.
Amici cari dell' MTC sinceramente, come tanti di voi, quando ho visto la proposta di Cristiana per la sfida n 38, ho avuto un po' di disgusto riguardo il quinto quarto. Riesco a mangiare a malapena solo i durelli di pollo, non oltre, non di più e stavolta fantasia e inventiva mi avevano davvero abbandonata. Poi c'è stata tutta una rielaborazione in me riguardo il mio rapporto con questo universo a me lontano, mi sono sentita talvolta in crisi e perfino senza identità. Ma che food blogger sono se non riesco a cucinare il quinto quarto? Ma come posso io approfondire le mie conoscenze riguardo il cibo se escludo questo capitolo?
No ragazzi, credetemi, stavo per arrendermi.
Poi qualche giorno prima della Pasqua ho avuto la mia folgorazione "sulla via di Damasco", la mia ri-conversione e il mio ricredermi riguardo il quinto quarto. Stavo per accingermi insieme a mia madre a iniziare le lunghe preparazioni del nostro piatto della Pasqua che ha come protagonista proprio il quinto quarto!!!
Un piatto che mangio volentieri, che amo, che senza di esso, oserei dire, non sarebbe Pasqua.
E allora le mie lampadine che luccicavano, il mio sorriso ritrovato che ormai era tanto più cupo quanto più si avvicinava il 28.
E allora lo propongo per la sfida dell'MTC del mese di aprile ringraziando Cristiana e quanti ogni mese condividono con me questa bella avventura!