Eccomi!
Sono reduce
dall’evento gastronomico Le strade della
Mozzarella, ideato da Barbara Guerra, con Albert Sapere e sostenuto dal comune
di Capaccio e dal Consorzio di Tutela della Mozzarella di Bufala Campana Dop,
tenutosi nell’incantevole cornice dell’area archeologica e parco fluviale al
ristorante la Trabe.
Scrivo
questo post con la consapevolezza di non riuscire pienamente a riportare in
cronaca tutto quello che ho visto, parlare delle tante persone incontrate,
trasmettere la sensazione dei tanti profumi che mi hanno attraversata,
raccontare delle esperienze vissute e che probabilmente non cancellerò mai più
dalla mia testa e dal mio cuore.
Memore di
una risposta a una mia mail, dove chiedevo cosa dovessi fare io lì, che diceva
“Voi siete solo delle gradite ospiti”, ho abbandonato in borsa il taccuino che
mi ero portata dietro, ho ceduto la macchina fotografica a mio marito e
completamente libera da qualsiasi impegno mi sono goduta pienamente questi
momenti di puro relax.
Ho
incontrato personaggi noti al grande pubblico: chef stellati, critici enogastronomici
di riguardo, produttori di eccellenze e giornalisti di famose testate; ma mi
piacerebbe parlare in particolare di chi, anche se non noto al pubblico di
massa, è una persona (e non un personaggio) della mia terra, che porta avanti
le eccellenze del mio territorio o magari solo un grande sogno.
Al mio
arrivo la prima persona incontrata lungo il vialetto di accesso è stata
Giovanni Assante, “Maccaronaro” (come è stato definito in un’intervista) della
Gerardodi Nola, una pasta artigianale trafilata al bronzo che conosco e apprezzo da
una vita e che uso soprattutto quando voglio preparare quelle ricette tipiche
della mia Campania, come una rustica pasta e patate o una semplice calamarata.
Poi
raggruppati sotto un gazebo, erano presenti altri grandi
produttori.
Tra questi Manuel
Lombardi, produttore del
Conciato Romano, presidio Slow Food. Un pecorino da un
sapore intenso che quando l’assaggio, come un tuffo mi riporta alla mia infanzia.
La sua caratteristica è la conservazione in anfore di terracotta dove viene
messo del Casavecchia ( vitigno
autoctono coltivato nella sua azienda), olio di oliva e timo. Le anfore sono
chiuse con dei tappi di sughero, conservate in cantina e periodicamente vengono
girate e rigirate per impregnare il formaggio del liquido aromatico depositato
alla base.
Ho avuto il
piacere di conoscere anche
Franco Pepe, pizzaiolo di Caiazzo, che impasta la
sua pizza rigorosamente a mano, nella madia di legno, con lievito naturale e le
pagnottelle vengono mese a lievitare in cassette di legno per assorbirne l’umidità:
risultato una pizza sofficissima e digeribilissima.
Era presente,
ma non ho incontrato, Salvatore Salvo, della pizzeria
“Salvo, pizzaioli da tregenerazioni”. Caratteristica di questa pizza è quella di avere una lievitazione lunga e a temperatura
ambiente, cotta nell’antico forno di pietra.I fratelli Salvo portano avanti una
scelta di vita: le materie prime di qualità eccellente unite a un metodo di
lavorazione rimasto invariato da tre generazioni.
Inoltre cosa importante da menzionare: hanno ricevuto nel loro locale la visita di Luigi
Cremona, presente anch’esso a questa tre giorni di Paestum.
Un altro incontro
piacevole è stato con Gea De Leonardis, amministratrice di Cookaraund.
Abbiamo
parlato di lievito madre: la costanza che si deve avere per nutrirlo, la
pazienza per mantenerlo in vita, gli accorgimenti da usare quando lo si vuole
congelare, i segreti per riprenderlo quando lo si è abbandonato. Insomma questa
ragazza è un vero pozzo di scienza, non riuscivo più a starle dietro, così il
mio cervello ha staccato tutti i collegamenti e alla fine mi sono proposta di
iscrivermi al forum del sito e di conservare gelosamente il suo biglietto da
visita.
Ho fatto
anche l’ interessante esperienza di partecipare alla gara di flambèe. Qui, secondo me, ci sarebbe voluto proprio essere
il mio amico
Pasquale, che ha una grande
passione per questo tipo di preparazione.
Una gara tra
quattro maiters, di cui ho seguito le ricette passo passo e fotografato i loro
piatti a base di carne di bufalo abbinati a quattro vini di produttori locali.
Ha vinto
Maurizio Calabrese la cui ricetta la posterò a parte corredata di relativa
fotografia.
Questo
maitre lavora presso l’
Oleandri ResortO, lo stesso dove ho pernottato.
Un residence
dove si può veramente “risorgere” tanto è la pace che si respira, la bellezza
che incanta quando l’attraversi, il confort che trovi, il servizio impeccabile
e accurato che ricevi.
Un ambiente
bello e lussuoso, immerso nel verde e a pochi passi dal mare.
Quando sono
arrivata ci ha accolto una signora distinta e discreta, la mamma di Angelo
Desimone, il proprietario.
Ci hanno
chiamate una alla volta per ritirare il “diploma” e abbiamo descritto
brevemente le nostre ricette; dopodiché hanno detto che avrebbero nominato la
ricetta che si sarebbe aggiudicata la crociera di MSC, e la persona che si
identificava con la ricetta si sarebbe alzata. Dopo ne avrebbero spiegato la
motivazione. Un attimo di suspance e Barbara ha detto
“la ricetta è ….il cannolo”.
Io incredula mio sono prima guardata
attorno per capire se ci fosse la titolare di un altro cannolo, ma poi ho avuto
la consapevolezza di essere io. Mannaggia ,mi son detta e ora come faccio a
sostenere proprio io questa situazione,
intanto ho pensato giustamente di alzarmi e avvicinarmi ai giudici, i quali volevano
un commento da parte mia, ma ricordo solo che sono riuscita a dire: “non me l’aspettavo,
ho partecipato senza alcuna pretesa”. E sono andata via.
E ora mi
rivolgo a lei, caro presidente Domenico Raimondo che tanto ci teneva a portare
avanti ricette facilmente replicabili: me la spiega ora la motivazione?