Quando mi sono resa conto del contest di
Valeria mi sono sentita mortificata per non averlo notato prima, infatti la mia prima reazione é stata quella di sentirmi una rimbambita.
Poi come secondo step é avvenuta una ricerca nei miei archivi celebrali, e ho avuto la sensazione di non avere ricette nel cassetto, perché come ne vedo una nuova la mia curiosità é tanta che subito passo alla fase dell'azione.
Ma poi all'improvviso si é accesa una lampadina in me e mi sono ricordata che una ricetta nel cassetto io ce l'avevo realmente. Una ricetta di mia suocera che mi ha lasciato in eredità, facendomela trovare nel portagioie insieme ai suoi preziosi e che io ho custodito tutto intatto fino a oggi nel mio cassetto dove si trovano le cose più importanti della mia vita.
Mia suocera cucinava bene; la sua era una cucina opulenta, abbondante, laboriosa e goduriosa, fatta in maniera lenta, con tempi di riposo lunghi,marinature di intere nottate,cotture a fuoco lento, impasti manuali, insomma una cucina d'altri tempi, a cui noi, donne di oggi, non siamo per niente abituate e anche se ce l'avessimo del tempo a disposizione, abbiamo ormai perso completamente l' idea per uno slow food domestico.
Per anni mi proponevo di farla, ma quello che mi scoraggiava era il suo lungo procedimento, sebbene avessi sempre voglia di riassaporarla.
Come dice il nome, è una ricetta piemontese; sinceramente non so se sia diffusa in tutto il territorio o appartenga a una cerchia più ristretta.Mia suocera ha vissuto, cinquant'anni fa, per dieci anni tra Ciriè,Rivoli e Corio dove ha scritto questa versione. In realtà era mio suocero che le passava le ricette. Nella caserma dove prestava servizio, tra una chiacchiera e l'altra con i colleghi si parlava anche di cucina di casa e lui, buongustaio e di buona forchetta, trascriveva le ricette piemontesi che più lo incuriosivano e che poi faceva eseguire dalla moglie. Sulla ricetta delle ciambelle con le patate ho trovato scritto: questa è la ricetta e che Dio te la mandi buona. Morivo dalle risate da sola.
Grazie a
Valeria è scattata in me questa molla che mi ha fatto rivivere dei sapori e dei profumi che ho conosciuto ben 18 anni fa.
Ingredienti
400 g di carote
400 g di fagiolini
400 g di cipolline
200 g di olive bianche
1 cavolfiore
1 sedano
2 peperoni rossi
1.5 kg di pomodori rossi
750 ml di aceto
250 ml di olio evo
50 g di capperi
8 filetti di acciughe
1 noce moscata
tonno a piacere
Preparazione
Mondare
tutte le verdure e tagliarle a pezzi regolari.
In una
pentola bollire i pomodori per pochi
minuti, scolarli bene e passarli al passaverdure. Trasferire il sugo in una
pentola alta, aggiungere l’olio e l’aceto e mettere su fiamma dolce.
Dall’inizio
del bollore aggiungere gradualmente tutte le verdure a intervalli di 10 minuti
in base alla loro durezza. Cominciare con le carote, il cavolfiore, i
fagiolini, i peperoni , il sedano e le cipolline. Tra una verdura e l’altra aggiungere
anche la noce moscata grattugiata, i capperi senza dissalarli, i filetti di
acciuga e le olive snocciolate.
Far cuocere
per due ore contando dall’inizio del bollore, fino a che diventi denso e cremoso.
Cinque minuti prima del termine
aggiungere il tonno senza sgocciolarlo.
Far
raffreddare completamente e riporre in frigo.
Ottimo
consumato freddo, meglio se dopo un paio di giorni.
Mia suocera
usava anche aggiungere dell’acido citrico, reperibile in farmacia, lo riponeva
in vasi di vetro e messo sempre in frigo lo conservava per circa un mese.
Note
personali:
Quando non è
stagione, i pomodori si possono sostituire con una comune passata in vetro e le cipolline con quelle in agrodolce, ma in questo caso aggiungerle alla fine, insieme al tonno.
Poiché questa
preparazione mi ricorda vagamente la caponata siciliana, ho aggiunto, di mia
iniziativa, 100 g di zucchero di canna, che non ci stava per niente male.
Il tonno,
mia suocera diceva ”a piacere” ;io ne ho usato 250 g ,peso sgocciolato.
Con questa ricetta partecipo al contest di
Murzillo Saporito, La ricetta nel Cassetto