Vedevo la mia mamma mangiarli con una tale
soddisfazione che io non comprendevo e non condividevo affatto, ma la mia nonna
ribatteva : “ai miei tempi costituivano il pasto, ci portavamo il pane da casa
in campagna e dopo mezza giornata di duro lavoro lo trovavamo secco tanto era
bollente il sole, ma con un paio di fichi aperti e appoggiati sopra si
aggiustava tutto”.
Poi da lì in poi la nonna iniziava a
raccontarmi di tutti gli abbinamenti presi dalle loro campagne che si facevano
con il pane, secondo la stagione: con l’uva fragola, con la mela annurca, con
le arance, con i pomodori, con la rucola selvatica. Poi quando la terra non riservava nulla ci si arrangiava con il vino. Si, proprio così, si
innaffiava il pane secco con il vino rosso che ci si portava anch’esso dietro
da casa e si racconta che era una vera leccornia, ambita anche dai più piccoli,
ai quali un pezzettino non si negava mai.
Quando si toccavano le corde dell’emozione che
vedevo negli occhi dei miei cari, era inevitabile un’evoluzione in me, una
spinta a superare le mie remore, che non mi permettevano di vivere
un’esperienza che per i miei cari era stata un tempo oltre che nutrimento anche
conforto e calore familiare.
E allora ecco la spinta a provare!
Con i fichi ho iniziato soltanto con i dolci,
confetture e marmellate comprese, ma non riuscivo ancora a mangiarne di
freschi.
Poi ho conosciuto Stefano; schizzinoso con i
pomodori, con la cipolla nel sugo, con il brodo non colato, con il minestrone
non passato, con la pelle del pollo, con la carne non sgrassata, con gli
abitanti del mare provvisti di lische e che mangiava due o tre frutti.
Ma quando ci si ama mica si badano a queste
cose? Certamente no!
Ma non per me, perché io con le mie fantasie culinarie e con il mio amore viscerale per la cucina ho
sempre sentito in me la vocazione di educare le abitudini di Stefano verso
un’alimentazione consapevole volta a suscitare la sua curiosità, superare i suoi limiti e mangiare
tutto indistintamente.
Impresa ardua, anzi impossibile: in venti anni non sono riuscita a indurre neanche una conversione verso un nuovo cibo!
Ma lui, beffa della sorte, ci è riuscito a farmi superare la mia avversione ( e le mie si contano su una mezza mano) storica e atavica verso il fico. E non è stata una lezione a tavolino e neppure una forzatura ma semplicemente l'esempio. Di anno in anno vederlo con quella ciotola piena di fichi davanti, vederlo beatamente gustarseli e poi ogni volta con tanta delicatezza che me li proponeva dicendomi di provare soltanto perché molto buoni, alla fine mi ha contagiata e non ho resistito più. Paure e fantasmi che si dissolvevano, sicurezza di non farlo mai che svaniva, certezza di non riuscirci che decadeva di fronte a tanta bontà mielosamente confortante.
E ora sono due o tre anni che faccio delle vere scorpacciate.
Ora dopo averli provati per l'ennesima volta con vari tipi di formaggi, sul pane come faceva la mia nonna, in mezzo alla sfoglia di mozzarella con il crudo e un goccio di miele, avevo proprio voglia di una crostata fatta con farina integrale e del formaggio.
Neanche il tempo di pensarlo che sul web mi imbatto nel blog di Elisa, Il fior di cappero, dove trovo la Rosemary Fig Tarte proposta per la re-cake di settembre, una sorta di gioco dove poter rielaborare la ricetta proposta, secondo i propri gusti.
Impresa ardua, anzi impossibile: in venti anni non sono riuscita a indurre neanche una conversione verso un nuovo cibo!
Ma lui, beffa della sorte, ci è riuscito a farmi superare la mia avversione ( e le mie si contano su una mezza mano) storica e atavica verso il fico. E non è stata una lezione a tavolino e neppure una forzatura ma semplicemente l'esempio. Di anno in anno vederlo con quella ciotola piena di fichi davanti, vederlo beatamente gustarseli e poi ogni volta con tanta delicatezza che me li proponeva dicendomi di provare soltanto perché molto buoni, alla fine mi ha contagiata e non ho resistito più. Paure e fantasmi che si dissolvevano, sicurezza di non farlo mai che svaniva, certezza di non riuscirci che decadeva di fronte a tanta bontà mielosamente confortante.
E ora sono due o tre anni che faccio delle vere scorpacciate.
Ora dopo averli provati per l'ennesima volta con vari tipi di formaggi, sul pane come faceva la mia nonna, in mezzo alla sfoglia di mozzarella con il crudo e un goccio di miele, avevo proprio voglia di una crostata fatta con farina integrale e del formaggio.
Neanche il tempo di pensarlo che sul web mi imbatto nel blog di Elisa, Il fior di cappero, dove trovo la Rosemary Fig Tarte proposta per la re-cake di settembre, una sorta di gioco dove poter rielaborare la ricetta proposta, secondo i propri gusti.
CROSTATA DI FICHI E ROSMARINO
Per la crostata:
112 g di burro a temperatura ambiente
57 g di zucchero di canna
1/2 cucchiaino di sale
100 g di farina 1
50 g di farina 0
1 rosso d'uovo (grande)
8 fichi maturi, tagliati a metà o spicchi
3 cucchiai di zucchero di canna
3 ramoscelli di rosmarino
225 g di ricotta di bufala
110 gr di formaggio di capra
62 gr di yogurt greco bianco
1 cucchiaio di zucchero
37 gr di miele
Per una tortiera di 24 cm di diametro o,
come ho fatto io, due mini tortiere
Per la crostata:
Lavora il burro con lo zucchero finché non diventerà cremoso.
Aggiungi la farina e lavora finché non sarà completamente
incorporata.
Aggiungi infine il rosso d'uovo.
Forma una palla e avvolgila nella pellicola trasparente e metti in frigo
per un'ora.
Trascorso il tempo togli dal frigo e lascia ammorbidire.
Infarina la tavola e inizia a stendere la pasta.
Metti la pasta nella teglia che avrai scelto, bucherella con i rebbi di
una forchetta il fondo e il bordo e fai cuocere in forno caldo per 30 minuti a
180°C.
Per il ripieno:
Metti i fichi tagliati a spicchi su di un foglio di carta forno e
spolverizzali con una generosa quantità di zucchero di canna e qualche ago di
rosmarino.
Inforna sul ripiano più alto e griglia finché lo zucchero non inizierà a
caramellare, ci vorranno circa 5 minuti.
In una ciotola amalgama la ricotta con il formaggio di capra e lo
zucchero e lavorali fino ad ottenere una crema omogenea.
Aggiungi lo yogurt ed il miele.
Lavora finché il tutto non sarà ben amalgamato.
Versa la crema di formaggio nella crostata e decora con i fichi
caramellati e qualche ago di rosmarino fresco.
Ah, ma allora non sono l'unica! Anche io ho questa semi-avversione per il fico.. e dire che a confettura, sciroppato o secco ne mangerei a quintali, ma freschi proprio no, a meno che non siano maturi maturi maturi, sennò desisto!
RispondiEliminaPerò questa tua crostata mi ha convinto al primo sguardo.. troppo dannatamente golosa :)
Anch'io non stravedo per i fichi, ma per il motivo che ne ho mangiati troppi quando ero bambina e davanti a casa dei miei c'era un'enorme albero che regalava dei fichi buonissimi!! :-) ora freschi non li riuscirei a mangiare, ma in una crostata come questa stai sicura che non avrei problemi!! mi hai fatto troppo ridere elencando le "fisime" di tuo marito col cibo, il mio è uguale, anche se pesa 100 kg non mangia un sacco di cose!! io sono come te, 3 cose in croce e basta.. un bacione!!
RispondiEliminaun recake belle ricco e completo , una versione più che golosa
RispondiEliminaForse uno dei modi migliori di gustare i fichi è mangiarli così al naturale, in questa crostata sopra una base di delicato formaggio e profumati con il rosmarino, non sembrano venuti davvero niente male! Davvero una proposta interessante
RispondiEliminaBellissimi i tuoi ricordi!
RispondiEliminae son felice che tu abbia incominciato ad apprezzare questo frutto che io trovo straordinario!!!!
Grazie di aver giocato con noi"
ciao
elisa
deliziosa,bellissimo il tuo blog,mi aggiungo ai lettori,alla prossima ricetta
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