Tenete
presente quando il pensiero si ferma su un’idea? Questa ti gira e rigira per la
testa e non ti lascia più, s’impossessa della capacità di cercare un’alternativa,
di procedere, di far fluire la creatività altrove.
Ecco, questo
mi è capitato questo mese, con la sfida dell’Mtc n 51 vinto da Patrizia delblog Andante con gusto. Lei ci propone il pollo ripieno, anzi la tecnica per disossare
il pollo per poi riempirlo.
Ecco, mi son
detta, faranno tutti il pollo, anche se lei ci propone qualsiasi altro
volatile.
Poi la
folgorazione: voglio fare il piccione! Subito poi l’idea creativa: il piccione
con le tre fave.
Ora vi
spiego: nella farcia ci volevo mettere le fave, volevo accompagnarlo con delle
patate, magari sotto forma di budino o tortino, profumate alla fava tonka e
infine completarlo con una salsa alla fava di cacao.
Il problema
non è stata la fava ma il piccione!
Ho girato
macellerie e supermercati ma neppure l’ombra.
Li vedevo
per le strade, svolazzare e posarsi sui tetti, nelle piazze, che mi camminavano
tra i piedi, così vicini ma anche così
lontani.
Mi ci vedevate
voi rincorrere un piccione?
Magari
riuscirlo anche a catturare e poi provare l’imbarazzo per occhi curiosi e facce
titubanti!
E poi dove
infilarlo? In una delle mie enormi borse? Oppure portarmi sempre dietro la
borsa di tela che uso per la spesa? E un piccione che si dimenava all’interno
di una mia borsa ve lo immaginate!
Poi è
iniziata una sorta di nostalgia per i bei tempi che furono, quelli dell’età spensierata,
quelli della mia infanzia. Avevamo decine e decine di piccioni che affollavano
il fienile, i tetti e i balconi della nostra casa.
Poi spesso
la domenica ne trovavo uno nel sugo, condito come una braciola, che rendeva
quel sugo scuro e grasso ma anche buono e profumato. Ma il passaggio dal tetto
al sugo non mi chiedevo come avvenisse, non m’importava. M’importava solo quel
pezzo di pane intinto in quel sugo, quelle tagliatelle all’uovo condite con
quella bontà unica.
Questo è
stato per due settimane mentre si è delineata anche quella consapevolezza di
rinunciare, perché non vedevo alternative.
Poi ieri
pomeriggio, un sabato come tanti, Stefano: “ ma questo mese non partecipi all’Mtc?”
Ed io: “
sai, sento che ho perso quella passione che avevo un tempo; sto trascurando il
blog e anche l’Mtc. Non seguo più gli altri blog, non sono più presente come un
tempo. Penso che la mia non è stata una vera passione, ma un modo per tenere la
mia testa impegnata e non pensare alla malattia e poi alla morte di papà”. Ora
i miei pensieri sono solo per i figli. Loro mi riempiono la vita e mi tengono
occupata”
Lui
sopraggiunge: “ E’ il tuo spazio, è il tuo sogno che devi continuare a
coltivare”
“Il sogno……”
E inesorabilmente i miei ricordi sono riaffiorati, sono ritornati alla mia
infanzia e dal piccione sono passata a una gallina.
Ho ricordato
di quando mia nonna faceva la gallina ripiena, ho ricordato che non la disossava
lei e la farciva con le sue rigaglie. E ho ricordata che era una festa, ma
una festa ancora più grande era quando portava in tavola il cappone ripieno. Poi
con lo stesso spirito di quella bambina sono corsa giù chiedendo a mia madre di
raccontarmi( allo stesso modo di come feci all’epoca della minestra maritata)
per bene tutti i particolari e mi ha detto che quando era lei bambina si usava
mettere dentro tutte le rigaglie, persino l’intestino pulito molto bene e
tagliato fine. Allora, essendo tardi e non avendo più voglia di uscire ho
chiesto a mia madre di sacrificare una gallina del sua pollaio.
E presto
fatto, in men che non si dica, il mio sogno ha riacquistato l’antico vigore,
con la consapevolezza piena stavolta di come la gallina sia passata dal pollaio
alla cucina.
Patty spiega
dettagliatamente come disossare il pollo con step e foto molto curate.
Ho riportato
quanto scritto da lei perché mi è stato di grande aiuto.
Come prima
esperienza mi ritengo molto soddisfatta
1 Prendete il vostro busto di pollo eviscerato, pulito e
fiammato per eliminare eventuali residui di piume. Rinfreschiamo subito un po'
di anatomia andando a lussare entrambe le cosce. Con il busto del pollo dritto
di fronte a voi, dovrete infilare il pollice della mano sinistra (se non siete
mancini) nella cavità intestinale fino a toccare l'articolazione dell'anca. Con
l'altra mano tirate indietro la coscia rompendo l'articolazione. Il femore deve
uscire dalla cavità dell'anca. Fate la stessa cosa con l'altra coscia.
2 Dovete togliere la forcella dello sterno. E' una delle
operazioni più delicate: ruotate il pollo sempre in posizione supina, con il
petto verso di voi. Spingete indietro delicatamente la pelle della cavità del
collo. Toccate la polpa del petto intorno alla cavità e potrete percepire la
forcella. Incidetela con la punta del coltello.
3 Con il coltello raschiate la carne intorno alla forcella
in modo da farla apparire, quindi con delicatezza recidetela al vertice con il
trinciapollo, facendo attenzione a non bucare la pelle.
4 La forcella è libera anche se l'osso lungo è ancora
all'interno e verrà eliminato successivamente.
5 Adesso ruotate nuovamente il pollo e mettetelo con il
petto a contatto con il tagliere. Tenetelo
schiacciato con una mano ed incidete nel centro della spina dorsale
scendendo dal collo alla coda. Qui troverete resistenza all'inizio ma poi
proseguendo sarà molto più agile. Aprite quindi il pollo a libro. Via via che
procedete nel lavoro, asciugatevi bene le mani cercando di averle sempre prive
di grasso che inevitabilmente potrebbe rilasciare il volatile. Il coltello deve
essere sempre ben fermo nella vostra mano.
6 Procedendo dall'alto verso il basso e dalla colonna verso
l'interno, fate scorrere la lama del coltello appoggiandola alla cassa toracica
ed incidendo in profondità, cercando i raschiare bene la polpa dalle costole.
Procedete con calma da una parte e poi dall'altra.
7 A questo punto avrete quasi terminato la parte più
difficile. La gabbia toracica sarà quasi completamente staccata dal petto.
Resterà lo sterno che potrete sollevare e staccare dal basso verso l'alto. Una
volta inciso nella lunghezza, si staccherà completamente il resto
dell'ossatura. Toccate il bordo del petto all'altezza del collo ed eliminate la
parte lunga della forcella sempre incidendo con la punta del coltello. Tenete
la carcassa da parte.
8 Adesso grattate via la polpa dalle ossa delle anche e
staccate l'osso dalla giuntura della coscia con il trinciapollo. L'osso lungo
della coscia sarà invece lasciato al suo posto per mantenere una bella forma
finale.
9 Tagliate con il trinciapollo le ali all'altezza
dell'articolazione. Quindi rimuovete il resto dell'ala in corrispondenza delle
giunture. Spingete con il dito la pelle dell'ala all'interno della cavità che
si sarà formata dopo l'eliminazione dell'osso.
10 Il vostro pollo è disossato. Palpate con le mani la carne
di tutta la superficie per sentire se qualche piccola scheggia di osso sia
rimasta ed eventualmente eliminatela. Procedete a stendere il ripieno con cura.
11 Sollevate i lati del volatile per richiuderlo, fate
coinciderei lembi di pelle con grazia e procedete alla cucitura. Cominciate dal
collo e scendete cucendo senza tirare troppo la pelle perché con la cottura,
tenderà a gonfiarsi e ritirarsi con il rischio di spaccarsi e rovinare tutto il
vostro paziente lavoro. Potete usare filo da cucina o filo di seta a vostro
piacere.
12 Una volta cucito il vostro polletto avrà più o meno
questo aspetto. Legate le cosce per mantenere la forma in cottura.
13 Inumidite un largo foglio di carta da forno ed
avvolgetevi stretto il pollo chiudendolo come un caramellone.
14 Avvolgete il caramellone in un lungo foglio di alluminio
e legatelo con dello spago per dare definitivamente una forma cilindrica al vostro
pollo. Adesso potete mettere in frigo per 2/3 ore o se preferite, per tutta la
notte fino al momento di cuocerlo. Per la cottura bollita (ad esempio per la
galantina), potrete lasciare il vostro pollo direttamente avvolto come
indicato.
15 Per la cottura al forno, eliminate la carta, condite
l'esterno del pollo massaggiandolo con sale e pepe quindi strofinatelo con
piccoli fiocchi di burro che serviranno a mantenere morbida la pelle durante la
cottura.
16 Qualora capitasse la
piccola sventura di rompere la pelle, non succede niente. Si va avanti e si
porta in fondo l'operazione. Sarà probabilmente meno aggraziato ma avrete
sempre raggiunto un grande traguardo. Non sarà uno strappo che pregiudicherà la
bontà e la riuscita della ricetta. Ricordatelo!
1 busto di
gallina eviscerato di circa 1 kg
Le sue rigaglie:
fegato,
ventre, cuore e intestino
100 g di
pane casareccio raffermo
2 uova
Una manciata
di nocciole non tostate
2 cucchiai
di uva passa
30 g di
conciato romano a pezzetti
Un ciuffo di
prezzemolo
Sale e pepe
Aglio e olio
Alloro
Brandy
Innanzitutto
pulire per bene le rigaglie. In particolare l’intestino; dopo averlo sciacquato
più volte, tagliarlo con le forbici per tutta la lunghezza, lavarlo di nuovo e
ridurlo a piccoli pezzi, come il resto delle rigaglie.
Rosolarle in
olio, aglio e alloro,salare e pepare. sfumare con una tazzina di brandy e attendere che
raffreddino completamente.
In una
ciotola mettere il pane ammollato e strizzato, le uova, le rigaglie di pollo,
il conciato romano, abbondante prezzemolo, le nocciole, l’uva passa, un pizzico
di sale e una spolverata di pepe.
Impastare
con le mani fino ad aver ben amalgamato tutti gli ingredienti e adagiare la
farcia sulla gallina disossata. Chiudere cercando di ridarle la forma
originaria e cucire, sigillandola bene.
Chiudere
come indicato ai punti 13 e 14 e lasciar riposare in frigo .
Al momento
della cottura togliere gli involucri e procedere alla cottura nel wok con il
fondo di cipolla alla birra
Per la salsa di cipolla alla birra
4 grosse
cipolle dorate
6 bacche di
ginepro
5/6 grani di
pepe nero
4 chiodi di
garofano
150 ml di
birra rossa
100 ml di
olio evo
Sale
1 cucchiaino
di zucchero di canna
Tagliare la
calotta superiore delle cipolle, svuotarle aiutandosi prima con un coltello e
poi con uno scavino, facendo attenzione a lasciare integri gli ultimi tre
strati e ricavarne dei gusci che metterete da parte.
Ora tritarle
a pezzi grossolani. Scaldare l’olio in un wok, aggiungere il trito di cipolle e
rosolarle brevemente.
A questo
punto aggiungere la gallina, le bacche di ginepro, i grani di pepe e i chiodi
di garofano e rosolare a fuoco vivace per una decina di minuti. Aggiungere il
sale, lo zucchero di canna e la birra; far sfumare per una decina di secondi,
abbassare la fiamma, coprire e cuocere per un’ora aggiungendo una tazzina di acqua calda ogni
vota che il fondo risulti asciutto.
Quando le
cipolle avranno assunto un colore ambrato dal caratteristico odore di
caramello, prelevare la gallina, versare il fondo in una ciotola, colare il suo
liquido di cottura nel wok, aggiungere di nuovo la gallina e procedere con la
cottura a fuoco dolce per un’altra ora, continuando ad aggiungere acqua calda
al bisogno.
Le cipolle
tenute da parte passarle al passaverdure, aggiungere poi alla fine il liquido
di cottura della gallina e mixare con un frullatore ad immersione ottenendo
un’emulsione vellutata e spumosa che servirà come salsa d’accompagnamento.
Contorni
Cipolle farcite di polenta ai funghi
4 gusci di
cipolla
2 cucchiai
di aceto bianco
150 g di
polenta
150 g di
funghi cardoncelli
Una
spolverata di conciato romano
Aglio, olio,
sale
Sbollentare
i gusci di cipolla in acqua addizionata di aceto bianco per 10 minuti.
Raffreddarle in acqua ghiacciata e metterle a scolare capovolte.
In un tegame
rosolare i funghi tagliati a pezzi irregolari con olio, aglio e sale.
In una
pentola a parte cuocere la polenta e aggiungere i funghi trifolati.
Con questa
riempire le cipolle, adagiarle in una pirofila, irrorarle di olio prelevato dal
fondo di cottura della gallina, spolverare di conciato romano grattugiato e
gratinare in forno per 15 minuti
Mele allo scalogno
2 mele
annurche
2 grossi
scalogni
2 stecche di
cannella
Sale alla
vaniglia
Pepe bianco
macinato
50 g di
burro
Un cucchiaino
di melata di bosco
Tritare
finemente gli scalogni e appassirli nel burro
per 10 minuti a fuoco bassissimo.
Nel
frattempo sbucciare le mele, privarle del torsolo centrale e affettarle.
Adagiarle sullo scalogno, cospargerle di melata, aggiungere il sale alla
vaniglia e il pepe bianco macinato.
Alzare la
fiamma e rosolarle. Passarle in un piatto e irrorarle del loro sughetto
scartando lo scalogno.
Tenerle in
caldo
Per la serie non si butta via niente, anche questa gallina riempita con le sue frattaglie è davvero.originale ed interessante. Le mele e le cipolle, poi, mi intrigano moltissimo. Un piatto, davvero molto belle ...e buono.
RispondiEliminaAlmeno l'intestino pensavo si buttasse, ma poi mi son dovuta ricredere.
EliminaAnzi mia madre racconta che quando non veniva utilizzato per il ripieno, si avvolgeva intorno a un bel ramo di rosmarino e si lasciava cuocere insieme al pollo con le patate nel forno a legna
ti amo, anche solo x aver spennato la gallina! il concetto "la bestia è già morta" con te non conta ;-)
RispondiEliminale cipolle sono una bomba, le voglio subito, le faccio stasera a mio marito con il pollo (ripieno) e copio la tua ricetta.
le mele poi? mamma che goduria.
cmq bellissimo il tuo racconto, io non ho ricordi di nonne e mamme in cucina e questo mi spiace immensamente, è un bagaglio che si porta nel cuore.
Guarda che i miei ricordi di nonna e mamma hanno davvero pochi contenuti perché provengo da una famiglia contadina molto umile, che ha vissuto con dignità del proprio lavoro.
EliminaSono ricordi sempre legati all'aia, alla corte, alla terra.
Non di più.
Ricordi che assimilo e reinterpreto con "voracità" perché mi fanno ritrovare continuamente un'identità che questi tempi moderni vuole omologare
Ps: la gallina l'ha sgozzata e spennata la mia mamma, il resto tutto io
Niente cipolle ripiene ancora, ma domani mezzogiorno saranno sulla mia tavola e accompagneranno sua maestà la fagianella ripiena. Ti dirò ti dirò
EliminaCarissima Antonietta, sei straordinaria. Hai trovato la forza e l'ispirazione per partecipare ancora una volta con un'interpretazione che lascia incantati per la scelta degli ingredienti, l'amore che traspare da ogni tuo gesto in cucina, la conoscenza e il rispetto della materia prima. Pure la gallina a km 0, quello vero, non quello decantato da chissà quale azienda bio. Più bio dell'aia sotto casa non c'è nulla, più vera e ineguagliabile di te, non c'è nessuna. Grazie veramente per questi doni che ci fai ogni mese! Un abbraccio fortissimo!
RispondiEliminaVivo semplicemente di rendita, di quello che ho ricevuto dal mio passato
EliminaGrazie a te, come sempre
I tuoi ricordi sono quelli veri e genuini che ti hanno fatto riaccendere la passione ......e ben venga la gallina e che gallina con un susseguirsi di sapori e gusti ! A me piace moltissimo la tua ricetta con il tocco delle cipolle e delle mele che mi fa inebriare !!!!complimenti sei stata bravissima
RispondiEliminaMolto spesso abbino con le carni cipolle e mele, che i miei ospiti gradiscono sempre
EliminaCara Antonietta, post come il tuo sono invece la ragione per cui continuo a tenere il blog. Perché l'ispirazione che arriva da storie come la tua e dal modo di raccontarle mi fa tornare la voglia di scrivere, di leggere e di cucinare. Sono storie vere, piene di poesia, in grado di toccare corde profonde...quel piccione che non si sa come sia finito nel sugo. Poesia.
RispondiEliminaE la tua capacità di incantare prosegue nel piatto, con questa gallina ripiena che è una storia nella storia, con sapori terreni che ti appartengono e raccontano ancora una volta di te. Sono davvero emozionata ed ammirata per il lavoro che hai fatto, il bel disosso rispettoso, quegli accompagnamenti che vibrano intorno al tuo capolavoro. Riempire delle cipolle con polenta...fai sembrare tutto facilissimo mentre c'è un lavoro certosino e attento.
Spero tu mi abbia capita: questa sfida non può perdere un elemento con te, che ogni volta la porta più in alto grazie ad una generosità senza limiti.
Ti stringo forte, Pat
Sei un punto di riferimento importante, per questo gioco, per questa community, per noi tutti-e primariamente per me: qui troviamo il senso del nostro cucinare insieme, del nostro stare sul blog, del nostro condividere e del nostro andare avanti, alla luce di quello che tu ci insegni e ci racconti, con quella sensibilità e quella profondità che trasfigura gli ingredienti e gli oggetti, dà spessore alle tecniche,recupera memorie e rinvigorisce valori. Quello che Stefano ha definito "lo spazio per te" è, molto più egoisticamente, uno spazio per noi: dove ci è possibile imparare, in una dimensione di profondità che arriva all'essenza delle cose e ce le presenta ogni volta in un modo nuovo, rispettandole nella loro natura, valorizzandole senza mai violentarle, in un ascolto costante ed attento, che solo chi ha un cuore grande come quello che sa prestare. Con umiltà, intelligenza, amore. Ci hai sempre regalato ricette indimenticabili, per intensità e bellezza- ma questa è la più speciale di tutti. E il mio grazie è poca cosa, di fronte alla ricchezza della persona che sei.
RispondiEliminaSono le otto e quarantanove di mattina e salivo per la tua gallina...sono in albergo e mi aspetta una colazione dolce, ma quanto vorrei un piattino con la tua gallina e i tuoi favolosi contorni!!!
RispondiElimina